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Educativa di strada, Mediazione ai fini della conciliazione, Palermo, Psicologia e vita

I Clown non si toccano

Quella della sottosegretaria alla Difesa Isabella Rauti sembra una satira clownesca. Affermare che “quanto accaduto questa mattina a Palermo in occasione dello sciopero generale dove clown e artisti di strada hanno impersonato soldati dell’Esercito italiano con i nasi da clown, indossando giubbotti antiproiettile adornati di fiori bianchi, dimostra una mancanza di senso di democrazia e di rispetto delle forze armate” è davvero un azzardo di fantasia creativa unita ad una piroette di parole che fa venire il capogiro solo ad ascoltarle…

Ma trattandosi della sottosegretaria alla Difesa è necessario rispondere alla battuta con altrettanto spirito goliardico.

I clown ci offrono la possibilità di un altro punto di vista, non quello su cui siamo rigorosamente centrati ma attraverso il paradosso attivano il meccanismo umoristico che smorza l’aggressività, scioglie le tensioni e libera l’energia emotiva procurando benessere.

Certamente, per coglierlo, è necessaria flessibilità mentale, capacità di decentramento, disponibilità all’autenticità perché il clown rispecchia le parti risibili di noi stessi e il rimanere mascherati ne impedisce l’espressione, in realtà anche la razionalizzazione è una forma di mascheramento ma questo è un altro discorso.

Le rappresentazioni clownesche, di fatto, amplificano i personaggi esagerandone le posture fino a farli avvicinare, attraverso il sorriso, al bambino che vive in noi – da non fraintendere con l’infantilismo a scanso di equivoci – e così rendere prossime anche le figure più distanti o temibili, in questo modo i clown offrono ponti ad ogni essere umano, nessuno escluso.

Il valore dei clown durante le manifestazioni di queste settimane e ne abbiamo già parlato, è quello di ridurre la tensione quando il clima si riscalda, offrendo una sorta di reinterpretazione dei ruoli fino a creare un ambiente relazionale gioioso ma questo era già chiaro anche ad Aristotele (siamo nel IV secolo a.C.).

Lo stesso accade nelle corsie degli ospedali così come nei contesti di guerra o di grave deprivazione dove i clown si adoperano per procurare ben-essere. Proprio la risata scioglie la paura e procura una aumento delle difese immunitarie procurando il rilascio di endorfine ma non vogliamo essere troppo tecnici solo ricordare come anche nei contesti più difficili quando arriva un clown tutto pare trasformarsi.

Li ho visti con commozione nei reparti di pediatria oncologica, nelle favelas dell’America latina, anche nei centri degli sfollati in Cisgiordania  e sempre lì, ho saputo, hanno lavorato senza sosta anche durante la pandemia per rincuorare gli animi…

Questi sono i clown che conosco e Palermo ne ha una Comunità ricchissima che sbucano da ogni dove, capaci di assaltare una spiaggia o una fattoria come accade a Danisinni.

Le assicuro che se prendono in giro è perché hanno interesse e, proprio perché si sono liberati di sovrastrutture mentali, sono lì a rispecchiare autenticamente ciò che li circonda per riproporlo in modo paradossale e così disinibire, liberare, semplificare.

Ciò è prezioso perché usiamo troppa macchinazione nel leggere ed interpretare la realtà e alle volte c’è chi assume il ruolo di vittima e, in modo paranoico, fa attenzione a ciò che finalmente può trasformarlo in carnefice. Il clown libera da questo incastro, è come un gioco posturale che destabilizza l’assetto di vita per offrirne uno più sbilanciato, si perché se non ci sbilanciamo non camminiamo e quindi non cresciamo.

È vero il clown è un po’ ribelle, è nella natura del pagliaccio sottrarsi alla coercizione perché lì non ci sarebbe più sorriso e quindi gusto per la vita. Pertanto apre alla socialità democratica dove a ciascuno è dato spazio per esserci ed esprimersi rimanendo in ascolto dell’universo che lo circonda. Se Eyal Mizrahi avesse chiesto ad un clown “definisci bambino” dapprima avrebbe iniziato a ridere a crepapelle ma, subito dopo, a piangere ininterrottamente perché avrebbe sentito il dolore di tutti i bambini di Gaza a cui è stato negato il sorriso.

Magari Le facciamo un invito: a Palermo insieme alla Comunità clownesca e a tutti i Collettivi d’artisti faremo una grande manifestazione con pitture, danze, spettacoli d’ogni genere, un grande evento per ricordarci che è necessario restare umani.

Con Exist Resist ci pensiamo da tempo tenendo nel cuore i piccoli della Striscia di Gaza ai quali ci sentiamo legati insieme ai piccoli di ogni parte del mondo a cui i diritti vengono negati.

L’arte apre a connessioni di Bene che superano i mari e i deserti, oltre i confini dove c’è l’altro da incontrare e riconoscere in tutta la sua dignità. Le creazioni artistiche da sempre attraversano gli spazi e i tempi continuando a fare risuonare la vita e i messaggi di chi non c’è più…