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Amicizia è tesoro prezioso

“A” come Amicizia. Esperienza comune è l’essere attaccati alla vita, lottiamo per la sopravvivenza ma è anche vero che siamo capaci di offrire la nostra vita per un amico. L’amicizia è connotata da gratuità, si sta bene con gli amici e ciò perchè non abbiamo bisogno di finzione, di difenderci dal giudizio altrui, l’amico sa come siamo fatti e, reciprocamente, nell’amicizia ciascuno accoglie le lacrime dell’altro.

Ci si dedica del tempo che non è fruttuoso, non è la cena di lavoro che ti porta da un amico, magari per stare a “non pensare” e non equivale a mancanza di profondità. Anzi, potremmo dire proprio il contrario: nell’amicizia è la relazione profonda che matura. Non nasce dal calcolo ma si costruisce spontaneamente e non è connotata da possesso o dalla gelosia, l’amico è sempre tale anche se non ci si incontra da anni.

Molti stanno nel quotidiano, come ad esempio nel proprio lavoro, nel segno dell’amicalità. Si può essere amici anche dietro uno sportello nel mentre che si guarda la gente che in fila pazientemente attende di potervi accedere, o ancora stando ad una cassa sorridendo o non insistendo per avere 20 centesimi che l’acquirente non trova. Si può essere amici anche occupandosi di carte burocratiche, pensando che dietro ogni fascicolo c’è qualcuno che aspetta una risposta.

Senza libertà non c’è amicizia, è legame che gioisce per il bene altrui. L’amicalità è pure un atteggiamento interiore e cioè lo stare in questo mondo senza nutrire inimicizia. Ricordiamo come Gesù non riuscì ad avere nemici, molti si dimostravano ostili ma Lui riuscì a chiamare “amico” perfino Giuda, tanto era il suo desiderio di bene e di mostrargli l’altra guancia, non quella ferita ma quella che poteva recuperare la relazione.

Dio si china da amico e non da padrone, la sua autorità è fondata sullo sguardo amicale, per cui non c’è da difendersi ma solo da lasciarsi amare.

I passi dell’amicizia sono nella luce e non nel sottobosco come dirà Gesù alla notizia della morte dell’amico Lazzaro. Lui non si mostra come un interventista come a sostituirsi all’altro, piuttosto lo incontrerà nel luogo più buio, la morte, per amarlo lì dove si trova. Ricordiamo una scena simile nella vita di Francesco d’Assisi quando, dopo avere ascoltato la voce del Signore, si decise di andare incontro ad un lebbroso e dopo averlo abbracciato e baciato quel gesto gli procurò dolcezza d’animo e di corpo. È quel che scaturisce dall’amicizia, la gioia e la consolazione interiore.

Gesù chiederà di togliere la pietra sepolcrale che si frappone dinanzi a Lazzaro, l’amicizia aiuta a svelare tutte quelle maschere che il pensiero collettivo vorrebbe metterci addosso per accettarci. L’amico non pone “se”, non mette condizioni per entrare in relazione, non chiede di essere diversi, c’è e basta.

A come Amicizia dunque, al pari di Accoglienza o Arcobaleno, l’amico è sempre ponte che ci permette di pregustare le cose del Cielo.