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Educativa di strada, Palermo, Ricerca di Dio

Pasqua è oltre l’evidenzia

La vita è un imprevisto, una scoperta che sfugge alle certezze, un viaggio che abbisogna dell’ascolto per scorgerne i segni ed orientarsi. Questa non è la postura di un adolescente ma l’esperienza matura di chi si arrende di fronte allo sguardo del Cielo. La fede, infatti, è un salto nel vuoto, il coraggio di osare un passo che supera ogni aspettativa.

Abbiamo bisogno di interrogarci sul posto che lasciamo alla sorpresa o se permettiamo al quotidiano di destabilizzare calcoli e progetti previ o, ancora, se continuiamo a sperare anche quando ci sentiamo impotenti di fronte all’evidenzia che ci sta dinanzi.

Siamo appena entrati nelle celebrazioni pasquali che ci rimandano ad un approfondimento della nostra postura esistenziale perché il quotidiano propone un’esperienza che ci trasforma a seconda delle scelte che facciamo.

La Pasqua è passaggio che porta sempre ad un inedito, anche quando tutto sembra perduto si apre una strada nuova. Abramo è chiamato a fidarsi nel Dio che gli chiedeva di restituirgli Isacco e la sua risposta è di totale consegna, questo lo aprirà ad una discendenza numerosa come le stelle del firmamento.

È il “di più” che viene dato a chi si lascia condurre. Lo stesso accade a Mosè che non si ferma dinanzi alle acque del mar Rosso anche se, apparentemente, esse costituiscono il luogo invalicabile della morte. Lui si lascia condurre dalla parola di Dio che lo invita a percorrere vie nuove che hanno come meta la dimora preparata dal Cielo: un luogo fecondo da vivere nella libertà e nella pace.

Israele, dunque, è chiamato ad uscire dalla logica di conquista per entrare nella visione della fiducia che lega al Cielo.

In modo definitivo ciò si realizza al mattino di Pasqua quando le donne, di buon’ora, si recano al Sepolcro per custodire il corpo inerme del Signore. Non hanno certezze ma portano nel cuore la testimonianza di vita che hanno ricevuto. Loro sono trasportate dal legame che non è venuto meno malgrado la morte e la pietra sepolcrale che vorrebbe impedire l’accesso alla tomba.

Nella storia di ciascuno ci sono ostacoli insormontabili che, rimanendo da soli, lasciano nello sconforto più angosciante. La fragilità e il limite, così come le ferite esistenziali, potrebbero indurre ad una sorta di rassegnazione come accade nell’individualismo di chi si impermeabilizza di fronte agli accadimenti della vita.

Ma l’anestesia del cuore non è mai la risposta esatta perché ciascuno è fatto per amare ed è solo così che si possono sanare le piaghe della esistenza personale.

Le donne proseguono il loro cammino spinte dalla fiducia in quello che avevano ricevuto e scoprono che la porta è aperta e lì, ad attenderli, sta un angelo che li orienta verso la Galilea.

Il quotidiano da cui erano partite insieme ai discepoli è il luogo dove tornare a sperimentare la presenza del Maestro e, così, conoscere la vita nuova. Significa entrare nella propria storia ma con una visione nuova, un’inversione di prospettiva che permette alla luce vera di illuminare ogni ombra recondita.

L’invito a non avere timore è la premessa per gettare le basi e così fidarsi. Non ha più paura chi si arrende e si affida, e cioè chi smette di doversi mostrare invincibile a se stesso e agli altri e finalmente chiede aiuto.

Il cristiano, dunque, non esorcizza la morte ma l’attraversa con fiducia, lascia cadere le apparenze di questo mondo rimanendo fedele alla meta che lo attende: la vita per sempre.

Cristo per sconfiggere la morte è entrato in essa e spalancando il sepolcro è uscito da un’altra parte. La pietra è rotolata via per i discepoli ma Lui già non c’era. Questa esperienza dice di come è necessario andare oltre le apparenze per essere condotti nella vita nuova che è frutto dell’amore sino alla fine.

È così che si entra nell’esperienza del dare per ricevere e del consumarsi per amore e, così, rimanere per sempre.

Ieri la notizia della imminente scarcerazione di Paolo, uno dei nostri giovani con cui abbiamo costituito una cooperativa sociale, ci ha commossi e ci ha dato la piena persuasione che, ora, possiamo davvero celebrare Pasqua.