Aprile 2024
L M M G V S D
1234567
891011121314
15161718192021
22232425262728
2930  

Argomenti

Palermo, Ricerca di Dio

Il buio risalta la luce

Una tomba vuota è il segno della Pasqua. L’assenza è il segno verificabile per quella pietra sepolcrale rotolata via non per fare uscire chi vi stava morto ma per fare entrare chi si crede vivente.

Il senso della Pasqua si gioca su quella soglia dove arriva il discepolo che “vide e credette”! Riconoscere la mancanza è la via per aprirsi alla relazione compromettendosi con e per l’altro.

Quel segno, ancora, mostra come abbiamo bisogno di attraversare i confini custodendoli, cioè riconoscendo che esistono e che possono essere passati attraverso la fiducia e l’amore, con lo sguardo di chi contempla e non si arresta al mero calcolo empirico. Non lo sguardo suggestivo di chi porta una mentalità magica che cercherebbe pozioni per superare i limiti della storia e neppure quello di chi cerca il miracolismo quale condizione per credere.

I confini mantengono permeabilità quando custodiscono memoria grata e ascolto dell’altro e non solo di se stessi. Cioè quando servono a definirsi di fronte all’altro sapendo che ci si appartiene a vicenda prendendo le distanze dall’inimicizia che è tossicità dell’anima e genera solitudini che spengono il dono della vita.

Il segno pasquale è dato di realtà che svela come non sia sufficiente demolire un muro divisorio, come fu per quello di Berlino nel 1989, senza abbattere l’ideologia mentale che fa credere la superiorità degli uni sugli altri. Oggi si contano 77 muri divisori ma anche il Mediterraneo, naturale crocevia e luogo di scambio tra i popoli, è diventato confine invalicabile dove viene sanzionato chi si fa prossimo tendendo la mano in soccorso del naufrago. Paesi tecnologicamente progrediti ma privi di memoria grata continuano a generare guerre per espandere i propri confini e così affermare le proprie visioni di conquista.

Eppure quel Sepolcro da duemila anni svela un orizzonte che fa della finitudine personale l’opportunità per aprirsi all’altro e, così, condividere il dono della vita. La cultura dell’accoglienza non è dottrinarismo da imparare ma ci precede perché l’esistenza di ciascuno è frutto dell’accoglienza.

In modo unico e definivo quella tomba rivela che Dio è Padre e che, senza fine, continua a cercare l’intera umanità riconoscendovi il volto del Figlio.