Quale giustizia
Il 2 agosto è la Festa del Perdono, ricorrenza speciale che rimanda alla testimonianza di Francesco d’Assisi il quale ha riconosciuto la grammatica dell’amore vero, scritta sulle righe dell’accoglienza e del dono gratuito.
Si tratta dell’amore che accetta la miseria altrui e che dinanzi alla caduta tende la mano per rialzare chi ha svelato la propria fragilità, l’amore che non accusa e non rivendica, quello che non chiede sottomissione per brama di affermazione di sé. L’amore che è umiltà e gratitudine perché si riconosce ricco del Cielo.
Eppure dal 1980 il 2 agosto è anche anniversario di una strage di innocenti, un crimine tra i più brutali che ha segnato la storia del nostro Paese quando, alle 10.25 del mattino, alla stazione centrale di Bologna una potente deflagrazione uccise 85 persone e ne ferì altre 200.
Il prezzo, si raccontò senza mai fare chiarezza, di una trama di potere che per realizzare i propri piani rende amici esecutori e mandanti, anche se apparentemente avversari. È così che quanti si erano già intesi per l’omicidio di Piersanti Mattarella a Palermo, si ritrovarono a combinare la cospirazione, molto più feroce ed eclatante, a Bologna. Gruppi eversivi di destra, mafia, propaganda due, politici e servizi deviati, tutti uniti in una trama di cui la strage è solo un passaggio necessario per raggiungere il fine!
La festa della Porziuncola fa riflettere, oggi più che mai, sul senso della giustizia da difendere e testimoniare. E la giustizia è legata alla verità, del resto non potrebbe esserci perdono nella menzogna, e la misericordia è propria della luce che disperde il buio interiore solo se accolta.
Francesco d’Assisi colse che le pagine della Scrittura rivelano il Signore della storia interessato alla fragilità umana, alla creatura ferita e perduta, all’uomo affranto e umiliato il quale, anziché ripiegarsi su se stesso, presenta a Dio la propria vita superando la vergogna e la paura del giudizio.
È redenta l’umanità che scopre il volto del Dio misericordioso che resiste al male mantenendo la relazione con la creatura. E Francesco, ancora, contempla la bellezza del creato perché porta l’impronta del Creatore, ossia custodisce la relazione con chi se ne è preso cura. Lui, ugualmente, riconosce il prossimo quale fratello perché oggetto della stessa cura del Padre.
Contempla Francesco che è Dio a “svuotare” se stesso per accogliere l’essere umano, perchè senza spazio interiore non può esserci rigenerazione e il peccato devasta rendendo sterili come tanti uomini abbrutiti dalla pretesa onnipotenza, mentre il perdono ripara rendendo fecondi.
Spesso incontro individui che resistono a tale spoliazione che li renderebbe capaci di accogliere la misericordia, la verità fa paura e rivelarsi fragili per molti è pari a fallire.
Francesco ha conosciuto il cuore di Dio ed è per questo che colmo di gratitudine quella notte del 1216 chiese il perdono del Cielo per tutti i peccatori pentiti e la richiesta fu ardita: per tutti e per sempre!
Ci affascina il Povero di Assisi perché ancora oggi venivamo provocati, in un tempo tanto arido, da così tanta passione d’amore per l’umanità tutta.
Abbiamo bisogno di ritrovare il valore della giustizia da intendere come cura dei processi educativi volti a generare equità, uguaglianza, legalità, rispetto e libertà, al di là delle proprie convinzioni politiche, religiose e personali. Giustizia intesa come rispetto delle diversità e come tutela dei diritti di ciascuno ed in particolare degli “ultimi”, uscendo dall’indifferenza che potrebbe regolare i rapporti umani che, pur nella legalità, produce tanto scarto sociale.
La giustizia che ci rende capaci di discernimento rispetto al bene da compiersi, promuovendo un’autentica cultura dei valori etici e civili, contrapponendosi con fermezza alle ingiustizie quotidiane nei confronti dei più deboli.
Di fronte alle ferite della storia abbiamo bisogno di promuovere una società più giusta e questa azione contribuirà a lenire le ferite o, almeno, a prendercene cura.