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Educativa di strada, Ricerca di Dio

Impossibile vivere di se stessi

Tutti noi respiriamo il mito dell’autorealizzazione e questo è strettamente collegato all’aumento delle possibilità economiche attraverso cui coltivare il sogno di potere comprare tutto. Simile visione individualista schiaccia l’umano in un’autocelebrazione frustrante, creando divisioni ed infinite solitudini prive di parola.

Il dialogo, invece, ci permette di superare la distanza che procura isolamento, e senza questa predisposizione non potremmo costruire ponti relazionali su cui lasciare scorrere la comunicazione. Il dialogo permette la ricerca e la conoscenza dell’altro, la possibilità dell’incontro. È quello che nel Vangelo sperimentano molti interlocutori di Gesù ma solo alcuni riescono a vederlo veramente, loro lo riconoscono perché non partono dai propri schemi precostituiti ma da quello che Lui rivela.

La conoscenza, infatti, è sempre contestuale e cioè abbisogna del confronto con la realtà che non è mai definita una volta e per tutte perché in continuo divenire. Ed è in costante cambiamento anche la relazione umana proprio perché ci trova tutti in cammino. Anche per questo non è mai possibile dare per scontato l’altro e i rapporti sono attraversati da un approfondimento che rivela l’inedito che sta in ciascuno.

A riguardo nella pagina evangelica di questa domenica – Gv 12, 20-33 – troviamo dei greci che esprimono il desiderio di vedere il Maestro. Loro vengono da una cultura libera dall’osservanza propria di Israele, pur essendo simpatizzanti di quella fede, la loro ricerca li spinge ad uno sguardo ulteriore così come traduce il verbo greco orào. È un andare oltre le apparenze per scrutare nel profondo chi sta di fronte.

Gesù risponde annunciando la sua “ora” e cioè il compimento – che sarà sulla croce – attraverso il quale sarà possibile conoscerlo profondamente. Senza lasciarsi imbrigliare da dottrine che avrebbero voluto interpretare la sua vita, Gesù si consegna alla morte rivelando la fiducia nell’amore del Padre e questa postura esprimerà il senso della sua storia e dei dialoghi con i discepoli. È l’amore la chiave ermeneutica della Pasqua, senza questo intimo rapporto con il Padre l’evento pasquale sarebbe incomprensibile. 

Gesù parla di un innalzamento ben diverso dalla aspettativa gloriosa di quanti lo circondano. La gloria assume un significato che va oltre le apparenze e rivela il valore profondo di una persona. L’essere innalzato, adesso, passa per l’umiliazione e il vivere per il morire!

Questa è una lettura difficile da comprendere ai nostri giorni perché la spinta culturale coltiva una profonda idolatria di se stessi dove le decisioni sono legate al profitto del momento. L’essere umano è convinto che l’affermazione di sé a discapito dell’altro e la conquista di possessi e potere su tutto, siano la gloria a cui ciascuno dovrebbe tendere.

Gesù, piuttosto, parla del chicco di grano che deve morire per portare frutto, ed esprime il suo travaglio nell’accogliere la volontà del Padre.  La citazione della lettera agli Ebrei (5, 7-9) fa riferimento alle forti grida e lacrime consegnate a Dio e sorprendentemente, conclude con l’espressione “venne esaudito”. C’è da chiedersi in cosa è stato ascoltato se poi è morto in croce?

Rimanere nel combattimento della storia senza fuggire è possibile solo mantenendo la comunione d’amore con il Cielo e Gesù è entrato  in quella solitudine custodito dalla fiducia nel Padre.

Implicitamente la pagina del Vangelo svela che la conoscenza del Figlio è possibile contemplando il suo rapporto con il Padre, rimane nella storia sino in fondo perché non è solo e perché la sua vita deve essere dono per rendere feconda l’esistenza dell’umanità tutta.

La vita condivisa ci permette di comprendere: Filippo aveva già risposto a Natanaele (Gv 1, 46) “Vieni e vedi” mostrando come la conoscenza del Maestro è possibile solo attraverso la sequela.

Vede chi serve, comprende chi entra nell’esperienza del lasciarsi amare consegnando con fiducia tutta la sua storia personale al Maestro. È così che può accadere qualcosa di straordinario: nel mentre che segue Gesù il discepolo vive come il Maestro e, man mano, si trasforma in Lui accogliendolo pienamente nella propria esistenza.